Friedländer reflects on his Holocaust experiences, suggesting that the lessons of history are often overlooked and emphasizing the need for continued exploration of historical evidence to uncover hidden or heretofore unrevealed perspectives.
Lei crede che memoria della Shoah finirà per svanire con la prossima scomparsa degli ultimi sopravvissuti?
Questa è una preoccupazione, per me, da sempre. Io stesso mi trovo a far parte di questo gruppo di persone, che sta diventando sempre più piccolo. Il prossimo ottobre compirò novant’anni e, visto il passare del tempo, credo di poter dire, senza correre rischi, di essere uno degli ultimi in grado di raccontare ciò che abbiamo vissuto essendone pienamente coscienti [Saul Friedländer aveva dieci anni nel 1942, quando i suoi genitori furono deportati]. Gli altri, poiché ne rimarranno alcuni, erano troppo giovani per ricordare. Ricordo anche il giorno in cui abbiamo dovuto lasciare Praga, all’inizio del 1939, per sfuggire all’occupazione tedesca nei Sudeti. E naturalmente non ho dimenticato nulla di ciò che è seguito, perché è stato traumatico. Dunque la memoria collettiva scomparirà con la nostra generazione di testimoni? È possibile, non lo escludo.
Author
Saul Friedländer became Professor of History at the University of California, Los Angeles, in 1988. At present he is emeritus Professor of History at UCLA. In 2019 he addressed the Bundestag on Remembrance Day for the Victims of National Socialism; in 2020 he published a book on Proust.